Via le indennità maggiorate ai politici pensionati

Messaggero Veneto – 26 luglio 2014. Di Mattia Pertoldi

Via le indennità maggiorate ai politici pensionati

Sì alla norma che vieta il surplus a sindaci e assessori. Scontro Serracchiani-M5S. Sarà sperimentato il reddito minimo

Sindaci e assessori comunali in pensione non potranno più beneficiare dell’indennità di carica maggiorata. Il Consiglio regionale ha approvato un emendamento che, di fatto, a fronte di un’incertezza interpretativa, abroga la norma che cancella questo privilegio e su cui si era recentemente espressa anche la Corte dei conti consigliandone l’eliminazione. Un voto avvenuto alla fine di una seduta terminata a tarda notte e che ha visto un duro botta e risposta tra la presidente Debora Serracchiani e il Movimento 5 Stelle.

Addio extrabonus

Niente più indennità aggiuntiva per sindaci e assessori pensionati. Il Consiglio regionale ha infatti approvato l’emendamento proposto da Luca Ciriani (Fdi-An) e appoggiato da tutti i gruppi che siedono a piazza Oberdan il quale precisa che l’indennità maggiorata del 35% non spetta a chi è in pensione.

Secondo i calcoli effettuati dal Movimento 5 Stelle, i cui esponenti in Consiglio avevano presentato due interrogazioni in materia, in Fvg sono almeno 122 gli amministratori in 91 Comuni e nelle Province di Pordenone e Trieste che percepiscono o hanno percepito in passato, la maggiorazione dell’indennità. Il costo totale annuo si aggira sul mezzo milione di euro.

Sulla materia, inoltre, si era recentemente pronunciata anche la Corte dei conti regionale che, in risposta al quesito formulato dai segretari comunali di Porcia e Fontanafredda, aveva sancito, a fronte dell’incertezza interpretativa regionale, un orientamento restrittivo.

Fondi illegittimi

L’intero ammontare dei fondi utilizzati irregolarmente dai gruppi consiliari dovrà essere obbligatoriamente restituito alla Regione. Il via libera del Consiglio regionale all’emendamento sollecitato dall’Ufficio di presidenza guidato da Franco Iacop (Pd) è avvenuto nella nottata di giovedì.

La nuova norma – promossa inizialmente da Pd, Cittadini, gruppo Misto, Fi e Ncd – ha ottenuto anche il placet di Sel, dopo l’eliminazione del divieto di pignoramento dei vitalizi, e di Autonomia Responsabile e prevede come a fronte di irregolarità accertate dalla Sezione di controllo il capogruppo abbia 30 giorni di tempo – termine sospeso in caso di ricorso a Roma – per restituire il denaro.

La restituzione potrà avvenire anche a rate – 12 al massimo – ma il mancato o il ritardato versamento anche di una sola di esse farà decadere il beneficio. Il Consiglio, inoltre, in caso di mancata restituzione, potrà recuperare i soldi trattenendoli dagli stipendi, dai rimborsi o dai vitalizi.

Botta e risposta

La seduta ha visto – in piena notte – un duro faccia a faccia tra la maggioranza, e in particolare il Pd, e i consiglieri del M5S.

Di fronte agli attacchi dei grillini, che hanno puntato il dito contro i costi della politica, i vitalizi e nei confronti di chi interpreta il ruolo di politico come una professione, il primo a sbottare è stato il capogruppo democratico Cristiano Shaurli che ha accusato i pentastellati di scarsa preparazione invitandoli a «cimentarsi prima nei consigli comunali evitando così di essere stipendiati soltanto per imparare», mentre Vincenzo Martines ha parlato di «sfregio al lavoro di tutti».

Quindi è intervenuta Serracchiani: «L’attività che abbiamo svolto merita rispetto e non si entra in un’assemblea assumendo di essere migliori degli altri per il fatto di non avere esperienza. Possiamo confrontarci in ogni momento sui vitalizi e sui costi della politica, ma aspettiamo ancora che dal M5S giungano proposte reali e concrete sulle moltissime leggi con cui sarebbe possibile migliorare il nostro lavoro».

M5S ha spuntato l’approvazione di un ordine del giorno che impegna la giunta a sperimentare il reddito minimo garantito.

Assestamento

La variazione di bilancio da 314 milioni di euro è stata approvata con i voti del centrosinistra (contrari centrodestra e M5S). Lo stanziamento più rilevante è dedicato alla sanità a cui sono stati attribuiti 40 milioni.

Le attività produttive e l’ambiente, quindi, potranno contare su ulteriori 26 milioni, i Fondi di rotazione regionali su 49 milioni e altri 9 – di cui 5 milioni e 100 mila riservati all’abbattimento delle rette nei nidi – sono stati destinati al settore del sociale.

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