Iacop: una regione plurale per crescere

Messaggero Veneto – 1 luglio 2017. Di Franco Iacop (presidente del Consiglio regionale)

Una regione plurale è l’unica strategia che aiuta a crescere

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Guardo con preoccupazione al dibattito sviluppatosi sulle dichiarazioni del presidente degli industriali pordenonesi sulla strategicità della destra Tagliamento e della necessità di puntare a nuovi assi economico-politici che, isolando una gran parte del territorio friulano, facciano solo riferimento a Trieste o al Veneto orientale.

Colgo la provocazione nelle parole di Michelangelo Agrusti, rilanciando, per contro, le opportunità di sviluppo e consolidamento del settore produttivo che possono venire, proprio in un contesto di sviluppo della regione, dalla vocazione diversificata dei territori: il prodotto dell’incontro della capacità d’impresa con la ricerca e l’innovazione, tra una manifattura di qualità e una vocazione logistica-portuale internazionale.

La nostra è una regione plurale, non solo per le culture che la abitano, che trova la propria forza nell’integrazione sinergica delle potenzialità delle realtà territoriali: se la risposta alla crisi è costruire logiche antagoniste o peggio di separazione, ci si condanna ad una debole subalternità e, in fondo, si mettono a rischio gli strumenti della specialità.

Trieste e il Friuli, l’area isontina e quella che più guarda al Veneto orientale, possono e devono convivere in una dimensione di sviluppo complessivo e proprio la dimensione regionale può diventare, grazie alla rete infrastrutturale, una piattaforma strategica ad alto contenuto di innovazione che incrocia le grandi direttrici di traffico futuro come i corridoi Baltico-Adriatico, l’asse Est-Ovest e la nuova “via della seta”, come del resto ha scritto su queste pagine anche la presidente Debora Serracchiani all’indomani della convention pordenonese.

E’ di grande importanza l’apprezzamento riscontrato per il lavoro fin qui fatto tra le diverse Istituzioni a livello nazionale e regionale e, proprio m tale contesto, la competizione territoriale non può essere vissuta come una sfida interna alla regione stessa, con una logica miope che non guarda al futuro, ma deve essere concretamente attuata con la capacità di far crescere tutte le nostre potenzialità, anche attraverso una coerente riorganizzazione delle strutture produttive e delle rappresentanze economiche.

Abbiamo, in questi anni, sperimentato che la nostra Regione, seppur piccola, ha un campo di gioco di grande importanza che guarda all’Europa ed al ruolo internazionale di una regione europea che abbia al suo centro proprio il Friuli Venezia Giulia.

La sfida non è solo a un pezzo di territorio o alla classe politica, ma riguarda complessivamente l’intero territorio regionale e tutte le forze politiche, economiche, sociali e culturali che, per una sfida più grande, non abbiano paura di collaborare.

Troppo spesso, forze economiche e sociali hanno chiesto alla politica di limitarsi a fare da erogatore di risorse: non funziona così, la politica, quella vera che si occupa della cosa pubblica, ha il diritto ed il dovere di essere momento di sintesi e, quando serve, richiamare ciascuno alle proprie responsabilità.

Siamo lieti che particolarmente dal mondo imprenditoriale si ritorni a guardare al Fvg con fiducia, ma non dimentichiamo i gravi momenti nei quali si è preferito guardare altrove.

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