Commissione speciale Province: terzo giorno di audizioni (2)

(ACON) Trieste, 28 ago – RC – La seconda parte della terza giornata dedicata alle audizioni in Commissione speciale ha visto tra gli ospiti il responsabile della Facoltà di giurisprudenza dell’Università di Trieste, Paolo Giangaspero, il quale ha individuato la potestà ordinamentale della Regione in materia di enti locali quale filo conduttore di ogni riflessione sul futuro delle Province delle Regioni a statuto speciale. Tutto si gioca – ha spiegato – sull’equilibrio che si verrà a determinare tra tale potestà e le esigenze di controllo e disciplina dei meccanismi di riduzione della spesa pubblica complessiva da parte del centro.

Giangaspero ha, quindi, citato diverse sentenze della Corte costituzionale che dimostrano la non applicazione immediata del principio di sussidiarietà per quanto riguarda le Regioni speciali, nonchè una serie di leggi che ribadiscono il coinvolgimento diretto degli enti locali quando si tratta di istituire o modificare circoscrizioni provinciali, mentre è assolutamente da escludere una ipotetica potestà regionale di soppressione dell’istituto provinciale.

Altro punto, per il professore, le città metropolitane, comparse in legislatura nazionale nel 1990 e in quella regionale nel 2006 con la legge n. 1: quanto previsto nelle disposizioni della spending review non tocca significativamente la potestà regionale quanto al loro disegno organizzativo.

Non da meno, però, il Governo qualifica il punto del decreto legge sul riordino delle Province come un intervento giustificato, in termini di competenza statale, in materia di coordinamento della finanza pubblica tale da costituire un vincolo da recepire da parte delle autonomie speciali, seppure con un margine di tempo più ampio di quello delle ordinarie.

Ed è stato su questo ultimo aspetto che si è soffermato particolarmente anche Dimitri Girotto, del dipartimento di scienze giuridiche dell’Università di Udine. La Corte costituzionale ha chiarito più volte – ha affermato il ricercatore – che le Regioni si pongono tutte sullo stesso piano, essendo tenute a concorrere al conseguimento degli obiettivi finanziari dello Stato, soprattutto in quanto imposti dall’appartenenza all’Unione europea.

Ma Girotto non ha mancato di riportare un pronunciamento della Corte costituzionale del 2007 con il quale è stata evidenziata la natura di “ente costituzionalmente necessario” da riconoscersi alle Province, così come di far presente che la Provincia, se diventasse di secondo grado, sarebbe l’unico ente non eletto direttamente dal popolo ma che si vuole comunque rappresentativo del volere popolare.

Da ultimo, il presidente della Commissione paritetica Stato/Regione, Manlio Contento, ha parlato a titolo personale sostenendo che se si riduce tutto a una questione di costi ingiustificati, allora le Province vanno eliminate, ma è più giusto analizzare se esistono funzioni solo di livello comunale e regionale o, invece, ve ne sono di intermedie. Poichè la risposta è positiva, perchè cancellarle o accorparle – ha detto – se possono essere di riforma delle autonomie locali, essere un riferimento istituzionale e se possono ricoprire quelle funzioni che non possono ricadere sui piccoli Comuni (e guai pensare che tutti livelli possano finire sotto la Regione)?

Al termine, una domanda di Enio Agnola (Idv): “Si arrivasse a dover affermare che non servono più, che si dovrebbe fare delle Province?”. Svuotarle delle loro funzioni e poi modificare lo statuto regionale ove le prevede – è stata la risposta dei due giuristi. Impossibile eliminarle – così invece Contento. Si potrebbe solo svuotarle, ma poi si dovrà stabilire se quelle funzioni devono essere gestite dai Comuni o dalla Regione.

Ma se noi preparassimo una legge ove si afferma che contribuiamo al contenimento della spesa pubblica – ha poi ipotizzato Roberto Marin (Pdl) – non accorpando le Province, ma anzi dando loro più competenze eliminando quegli enti che oggi appesantiscono il sistema, si vedano ambiti, consorzi, Ater, questo basterebbe a soddisfare il Governo? è poi sufficiente il ricorso della Regione al primo decreto “Salva Italia” o è possibile impugnare anche il secondo? Se la risposta a questa ultima domanda è stata facile e positiva, i due professori hanno dichiarato che non è possibile stabilire a priori cosa accadrebbe con la prima ipotesi perchè si dovrebbe dimostrare che contiene il principio del coordinamento finanziario, cosa non facile. Però è certo che molti enti possono sparire – ha rimarcato Manlio Contento. Da parte di Franco Iacop (PD) la domanda è stata se sarebbe possibile congelare il sistema con le rappresentanze legislative oggi in essere, ovvero se si possono interrompere i mandati delle Province visto che le loro scadenze sono previste per il 2013, 2014 e 2015. Fortemente contrario a che ciò possa accadere “pacificamente” si è detto il parlamentare, a detta del quale non è tanto scontato neppure poter trasformare un ente di elezione diretta in uno di secondo grado; scontati i ricorsi.

Prossima seduta di Commissione dopodomani, giovedì 30 agosto.

(fine)

(foto, immagini tv)

Share

Commenti

comments

Aggiungi ai preferiti : permalink.

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


*

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>